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La conquista della felicità, di Bertrand Russell (Riassunto)

Ritorno a Gaia | Meriti una vita piena e felice...
Pubblicato da Simone Mabellini in Benessere · Giovedì 22 Feb 2024
Tags: Libri
Tempo di lettura: 30 minuti

Hey! Questo riassunto è stato scritto con Intelligenza Umana da un individuo curioso che ha letto, sottolineato e annotato il libro pagina dopo pagina, con passione e dedizione, per creare valore da condividere con chi ne vuole usufruire.

ritornoagaia.it | BLOG - La conquista della felicità di Bertrand Russell, riassunto - Cover
Immagine con licenza Depositphotos.com


SCHEDA LIBRO
Titolo: La conquista della felicità
Autore: Bertrand Russell
Anno: 1930
Genere: Crescita Personale



Importante: questo articolo, anche se approfondito, non vuole sostituire la lettura del libro La conquista della felicità, di Bertrand Russell. L’intenzione di questo riassunto è, al contrario, quella di fornirti le giuste motivazioni di acquisto.
Puoi acquistare La conquista della felicità



Chi è Bertrand Russell?



ritornoagaia.it | BLOG - La conquista della felicità di Bertrand Russell, riassunto - Bertrand Russell nel 1949


Bertrand Arthur William Russell (1872 – 1970) è stato un filosofo, logico, matematico, attivista e scrittore britannico.

Studiò a Cambridge, dove insegnò fino al 1916 quando venne allontanato a causa delle sue idee pacifiste.

Dal 1938 al 1944 visse negli Stati Uniti, dove insegnò a Chicago e Los Angeles prima di essere riammesso a Cambridge.

Premio Nobel per la letteratura nel 1950 "in riconoscimento ai suoi vari e significativi scritti nei quali egli si erge a campione degli ideali umanitari e della libertà di pensiero".

Fu un autorevole esponente del movimento pacifista e diede vita nel 1966 al "Tribunale internazionale contro i crimini di guerra", anche detto "Tribunale Russell", per indagare contro i crimini americani in Vietnam.

Immagine di Bertrand Russell nel 1949: Yousuf Karsh, CC0, via Wikimedia Commons




Il riassunto di La conquista della felicità



Facciamo subito chiarezza.

La conquista della felicità è un libro per tutti coloro che possiedono un reddito sufficiente a garantire cibo ed un tetto e godono di un buon stato di salute.

Non è assolutamente un libro per chi è in un grave stato di sciagura.

Russell ha scritto il libro per chi “sta bene” ed è chiamato quotidianamente ad affrontare sfide concrete, reali e pressanti che ne possono compromettere la felicità.

L’autore promette:

  • niente filosofia spiccia
  • tante indicazioni di buon senso


Partendo dall'esperienza e dall'osservazione diretta, Russell propone due punti di vista per la conquista della felicità:

  • Le cause di infelicità
  • Le cause di felicità


Alcune idee di Russell risentono del tempo in cui sono state scritte, il 1930, per questo motivo ho scelto di indirizzare il riassunto del libro verso i contenuti e i suggerimenti più utili da applicare nel contesto attuale.



Cause di infelicità secondo Bertrand Russell




Che cosa ci rende infelici?



L’essere umano è diverso dagli animali.

Quando godono di buona salute e hanno da mangiare gli animali sono felici.

L’essere umano no.

Secondo Russell gli essere umani dovrebbero essere felici ma non lo sono nella maggior parte dei casi.

“Se sei felice, chiediti quanti dei tuoi amici lo sono”

Per Russell l’infelicità ha diverse forme ed è ovunque.



Le 8 cause di infelicità che impediscono la conquista della felicità e come superarle



  • Pessimismo
  • Competizione
  • Noia ed eccitamento
  • Fatica
  • Invidia
  • Senso di colpa
  • Mania di persecuzione
  • Paura dell’opinione pubblica



Vediamole una per una.



  1. Pessimismo



Alcuni tra noi ritengono che non ci sia nulla per cui valga la pena di vivere.

Considerano l’infelicità come unico atteggiamento razionale.

Sono orgogliosi della propria infelicità.

Godono della propria infelicità.

Vivono nel pessimismo più assoluto.

Un pessimismo materiale causato dal facile soddisfacimento dei bisogni di base.

Quando non abbiamo bisogno di lottare, di fare sacrifici, di faticare per ottenere qualcosa, abbiamo desideri piccoli e la piccolezza di tali desideri non ci rende felici quando poi li realizziamo.

L’abbondanza ci rende infelici quanto la mancanza.

L’azione è la risposta al pessimismo materiale.
Trova qualcosa per cui valga la pena, di nuovo, di agire e lottare.

Per l’autore c’è anche una seconda causa di pessimismo.

Un pessimismo filosofico causato dalla sensazione che non valga la pena di vivere se la fine è la meta.

Il viaggio non vale la pena di essere vissuto perché un giorno finirà.

Davvero esiste chi vive costantemente in questa situazione?

Spero con ardore tu stia vivendo in una condizione di pensiero totalmente diversa e che tu sappia valorizzare appieno il tuo viaggio.

Se così non fosse, come uscirne?

La fede è la risposta al pessimismo filosofico.
Avere fede che il dopo sarà migliore del presente è una soluzione.

Una soluzione sempre meno praticata in un mondo sempre più senza Dio e senza Fede.

Quindi?
Come fare quando la fede non c’è o non è forte come vorremmo?

L’amore è una valida alternativa alla fede.
L’amore è la fonte di letizia che innesca tutti i piaceri della vita.

L’amore per la musica, per la lettura, per la natura.

L’attesa dell’alba sulla vetta e il tuffo nel mare del sole al tramonto.

Godere delle cose belle mano nella mano con la donna che ami.

Osservare i figli che crescono e diventano uomini e donne che vivono a loro volta il magnifico viaggio della vita.

La collaborazione tra esseri umani verso il benessere comune.

L’amore è la via per spezzare il freddo egocentrismo che riconduce tutto a noi stessi e alla conta del tempo che abbiamo ancora a disposizione.

L’amore sposta il focus dalla quantità alla qualità della vita.



  1. Competizione



Competere per raggiungere il successo personale è la metafora della vita moderna.

Un atteggiamento che era già diffuso nel 1930 quando è stato scritto La conquista della felicità.

L’idea è che inseguire il successo personale sia un dovere.

Chi non insegue il successo personale non è considerato persona degna.

La conseguenza di questo pensiero dominante è la competizione esasperata.

Una competizione da vincere a tutti i costi.

Una competizione che si misura con il reddito e con il tenore di vita.

Una competizione con i propri simili che per qualcuno diventa l’unica fonte di felicità.

Una competizione fine a se stessa perché non lascia spazio per altro.

Quando la competizione, il lavoro, il reddito e il tenore di vita diventano l’unica cosa che conta aumenta il rischio che a successo raggiunto, invece della felicità, sopraggiunga la noia.

Noia causata dall'incapacità di fare qualcosa di diverso dal competere e dal lavorare.

Il rimedio alla competizione estrema?

Lo svago.
Ammettere una parte di svago sano e tranquillo nella propria vita ci conduce verso la conquista della felicità.



  1. Noia ed eccitamento



Ci annoiamo molto meno dei nostri antenati, ma temiamo la noia più di loro.

In tempi remoti, quando eravamo cacciatori, conoscevamo solo l’eccitamento.
La caccia e la guerra erano presenze stabili e potenti antidoti alla noia.

Antidoti con pesanti effetti collaterali, intendiamoci.

Poi siamo diventati agricoltori e la noia ha preso il sopravvento.

Prova ad immaginare la monotonia dell’inverno in un paese medioevale.
Niente elettricità, nessuno sapeva leggere e scrivere, il freddo la faceva da padrone, le strade erano impraticabili ed era improbabile incontrare facce nuove.

Poi siamo diventati operai, impiegati, professionisti sempre in contatto con altre persone.

La tecnologia ci consente di accedere a infinite possibilità di svago e ci avvicina alle altre persone anche quando siamo fisicamente distanti.

Eppure temiamo la noia.

Ci siamo convinti che la noia sia negativa e la consideriamo un male.

Ci siamo convinti di dover essere sempre e costantemente in eccitamento.
Siamo sempre e costantemente alla ricerca di emozioni forti, di qualcosa di straordinario che dia una scossa alla nostra vita.

Ma una vita troppo piena di eccitamento è una vita estenuante.

Ci vuole equilibrio per la conquista della felicità.
Equilibrio tra noia ed eccitamento.

Come possiamo trovare il nostro equilibrio?

Apprezzando i momenti di tranquillità.
Trasformando la noia in ozio produttivo, tempo dedicato alla riflessione, al pensiero creativo, all'immaginazione.

Godendo dei momenti di eccitamento.
L’eccitamento è salutare, un potente innesco alla tua motivazione e alla spinta all’azione. Un innesco da dosare con sapienza prima che diventi estenuante.



  1. Fatica



La fatica, in giusta misura, è fonte di felicità.

Quando è eccessiva diventa un male.

Fatica fisica e fatica mentale.

Se un tempo era la fatica fisica ad allontanarci dalla conquista della felicità, nella società moderna è la fatica mentale che ci rende infelici.

Rumore, frenesia, obiettivi e scadenze pressanti, paura del fallimento...
Sono tutte fonti di fatica mentale, stress ed ansia nell'uomo moderno.

Talmente presenti che stanno diventando una pericolosa abitudine.

Un’abitudine che produce danni.

Russell aveva identificato con largo anticipo alcuni dei sintomi della sindrome da burnout:

  • infelicità
  • stanchezza
  • insoddisfazione
  • cinismo

Che soluzioni possiamo attuare?

Eccone un paio.

Controllare i nostri pensieri.
Smettere di pensare alle cose che ci preoccupano nei momenti in cui non possiamo far nulla per risolverle. Dobbiamo pensare alle cose a tempo debito.

Concederci il tempo per dormire, riposare e svagarci.
Quando arriviamo al punto di pensare che il nostro lavoro sia tremendamente importante e che sia impossibile fermarci, è il momento giusto per prescriverci una pausa. La fatica mentale non concede riposo quindi dobbiamo intervenire in modo deciso, concedendoci una pausa, subito, prima di non riuscire più a fermarci.



  1. Invidia



L’invidia è un’attività molto praticata dagli esseri umani.

Russell mi fa sorridere e riflettere quando afferma che l’invidia è la base della democrazia, una forma di governo in cui nessuno deve primeggiare.

L’invidia ci porta a soffrire per quello che hanno gli altri impedendoci di essere felici per ciò che abbiamo e ciò che siamo.

Ci spinge a desiderare che gli altri perdano la loro posizione nel momento in cui noi non possiamo raggiungerla.

Un’abitudine che conduce facilmente all'invidia è il frequente utilizzo di termini di paragone.

“Ho raggiunto gli obiettivi di vendita che mi ero prefissato ma ho sentito dire che in Pincopallo Srl hanno raddoppiato le vendite”

“Ho scritto un interessante articolo del blog ma Bingo Marketing scrive contenuti con un livello qualitativo decisamente superiore al mio”

Dobbiamo imparare ad eliminare queste frasi innesca invidia.

Se l’invidia è la via per l’infelicità, una sana ammirazione è un potente motore verso il miglioramento.

Rallegriamoci e siamo felici per ciò che abbiamo e ciò che siamo ammirando in modo sano e costruttivo gli altri.



  1. Senso di colpa



In questo passaggio del libro esce forte la vicinanza di Russell alla corrente filosofica dell’antiteismo.

Russell utilizza frasi forti: “La nostra morale nominale è stata formata da preti e da donne in stato di schiavitù mentale. È tempo che gli uomini, che devono avere una parte normale nella vita normale del mondo, imparino a ribellarsi a questa dannosa assurdità”.

Il modo di Russell, al tempo in cui scrive la conquista della felicità, è quello del 1930.
Sono passati quasi 100 anni.

Il senso di colpa causato dalla pressione morale legata alla concezione religiosa del peccato è di certo più ridotto oggi che allora ma vale comunque la pena di parlarne.

Il senso di colpa è il riflesso della paura di essere allontanati dalla comunità per aver peccato. Un bias cognitivo insidioso.

Una convinzione limitante che può impedirci di prendere decisioni valide e razionali per il solo fatto che siano in discordanza con la morale comune.

Peccato e senso di colpa!

Per non aver seguito la strada tracciata per noi dai nostri genitori.
Per non aver frequentato l’Università ed aver iniziato subito a lavorare.
Per non aver accettato il posto fisso in banca ed aver fatto il freelance.
Per non esserci sposati.
Per esserci innamorati di un uomo invece che di una donna.
...

Peccato e senso di colpa!

Quale rimedio?

Chiediamoci se il mondo è realmente migliore grazie all'insegnamento morale tradizionale che ci accusano di aver violato.

Chiediamoci se i nostri comportamenti sono realmente dannosi per noi e per gli altri.

Ciò che crea piacere a qualcuno, persino a noi stessi, purché non sia controbilanciato da un male che si fa a se stessi oppure agli altri è decisamente lodevole. Tutto il resto è sciocca superstizione.



  1. Mania di persecuzione



Senza arrivare ad un livello patologico esistono forme lievi di mania di persecuzione che minano la conquista della felicità.

Chi ha la sensazione di essere maltrattato da tutti potrebbe essere una vittima di questa causa di infelicità.

Meglio liberarsene subito.

Ecco quattro strategie contro la mania di persecuzione che propone Russell:


  • Ricordiamoci che anche noi non siamo sempre così altruisti come crediamo di essere

  • Non sopravvalutiamo i nostri meriti

  • Non aspettiamoci che gli altri si interessino a noi quanto noi ci interessiamo di noi stessi

  • Non immaginiamoci che le persone abbiamo da dedicarci così tanto tempo da decidere di costruire un piano persecutorio nei nostri confronti



  1. Paura dell’opinione pubblica



Vivere in un contesto sociale e familiare che ci sostiene, ci incoraggia, a cui sentiamo con forza di appartenere è un ottimo punto di partenza verso la conquista della felicità.

Se, al contrario, ci troviamo in un ambiente che non ci appartiene, che non ci è affine, con idee, desideri ed aspettative diverse dalle nostre, non sarà semplice seguire la nostra strada e la paura dell'opinione altrui potrebbe bloccarci.

In questa seconda condizione abbiamo due scelte:

  • Ci adeguiamo e ci adattiamo alla maggioranza azzerando le nostre ispirazioni non convenzionali. Otterremo approvazione dalle persone che ci circondano ma rischieremo di essere infelici per lungo tempo.

  • Decidere di portare avanti la nostra idea. Potrebbe non essere facile. Potremmo trovare molta resistenza e diventare persone arrabbiate, pungenti, sgradevoli e per questo poco felici.

Quindi, comunque vada, per chi non è convenzionale non è possibile conquistare la felicità?

Certo che è possibile.
Dobbiamo coltivare con forza le nostre idee e adottare una di queste due strategie per conquistare la felicità:

  • Diventare indifferenti all'opinione pubblica tossica, quella evidentemente ignorante e continuare ad ascoltare gli esperti, quelli che hanno una competenza specifica, quelli che, anche se in contrasto con la nostra idea, hanno qualcosa di utile da raccontarci.

  • Scegliere nuovi compagni di viaggio, persone che condividono la nostra visione non convenzionale, che ci capiscono, che ci comprendono. Oggi è più semplice che mai. Grazie alla tecnologia possiamo incontrare virtualmente la nostra nuova community senza dover cambiare paese come ai tempi in cui Russell scrisse La conquista della felicità.



Cause di felicità secondo Bertrand Russell




È ancora possibile la felicità?



Che si ambisca ad una felicità passionale, animata dal cuore, oppure ad una felicità intellettuale, animata della mente, esistono una serie di cause che ne favoriscono il raggiungimento.

Russell ne individua sei che dipendono profondamente da un cordiale interesse per le persone e le cose.

Una rassegna di situazioni ed atteggiamenti alla portata di tutti coloro che ambiscono alla conquista della felicità.



Le 6 cause di felicità che accelerano la conquista della felicità e come svilupparle



  • La gioia di vivere
  • Gli affetti
  • La famiglia
  • Il lavoro
  • Gli interessi impersonali
  • Sforzo e rassegnazione



  1. La gioia di vivere



Come ci comportiamo quando ci sediamo a tavola?

Siamo annoiati?
Per buono che sia il cibo non lo troviamo interessante.

Siamo pragmatici?
Ti nutri perché è necessario per vivere, tutto qui.

Sei materialista?
Nessun piatto è stato cucinato bene come si dovrebbe.

Siamo golosi?
Ci gettiamo con ingordigia sul cibo e ne mangiamo sempre troppo.

Oppure iniziamo con sano appetito, il cibo ci soddisfa, ci nutriamo fino a sazietà e poi ci fermiamo?

Ciò che la fame è rispetto al cibo, la gioia di vivere è rispetto alla vita.

Questa è l’idea di Russell rispetto alla gioia di vivere.

Tu che tipo sei?

Nutri un sano appetito per la vita?

Ti appassioni e ti interessi con piacere alle cose della vita?

Più sono le cose a cui ti interessi e maggiori occasioni di felicità incontrerai.

Naturalmente non possiamo interessarci a tutto, la vita è troppo breve, ma nutrire più interessi apre la nostra giornata su più punti di accesso alla felicità.

Più interessi offriamo alla nostra mente più materiale avrà a disposizione da combinare per costruire la nostra felicità.

Chi si interessa alle cose vive più felice di chi non si interessa a nulla.

Attenzione, come per il cibo, anche per nutrire i nostri interessi, è utile un atteggiamento equilibrato.

Come succede al goloso a tavola, sarebbe un male spingere all’estremo i nostri interessi sacrificando tutto il resto.

Gusti, desideri ed interessi sono una fonte di felicità nella misura in cui sono compatibili con la nostra salute, con il rispetto delle persone che amiamo, con il rispetto della società in cui viviamo.

La golosità rende infelici.

Avere un sano appetito rende felici.



  1. Gli affetti



La sensazione di essere amati alimenta più di ogni altra cosa l’entusiasmo per la vita.

Affetto ed ammirazione contribuiscono ad alimentare un forte senso di sicurezza.

Ancor di più quando sono ricambiati.
Quando si ricevono e si danno.
Quando si desidera l’eccellenza e la sicurezza per le persone amate.
Quando si manifesta liberamente il proprio affetto.

Ognuna delle parti riceve l’affetto con gioia e lo ricambia senza sforzo ed ognuna trova il mondo più interessante grazie all’esistenza di questa reciproca felicità.

Il reciproco interesse, la costruzione del bene reciproco, del bene comune, è un elemento fondamentale per la conquista della felicità.



  1. La famiglia



L’affetto dei genitori per i figli e dei figli per i genitori può essere una delle più grandi fonti di felicità o di infelicità.

Secondo Russell la famiglia è spesso incapace di dare quella soddisfazione fondamentale che, per principio, dovrebbe saper dare e si trasforma in una delle cause più profonde di scontento.

Gioie e dolori che accompagnano tutta una serie di sfide che caratterizzano la vita in famiglia.

Sfide psicologiche, economiche, sociali, educative, politiche, culturali, generazionali, evolutive.

Sfide da gestire con saggezza perché diventino fonte di felicità per genitori e figli.

La famiglia di oggi è più democratica di quella di un tempo.

La genitorialità, soprattutto la paternità, che era un tempo basata sull’esercizio del potere, è diventata oggi più timida, scrupolosa, coscienziosa e saggia.

Il rispetto per la personalità dei figli, il desiderio di fare il loro bene, la consapevolezza che al più presto saranno indipendenti e che probabilmente cresceranno del tutto diversi da come li avevamo immaginati sono tutte componenti che mitigano l’istinto di posseso di un genitore.

Infondere sicurezza, fiducia, rispetto e garantire amore incondizionato che offra supporto e consolazione quando le cose non vanno come dovrebbero andare è il modo migliore di assicurare la felicità ai propri figli.

Quando la famiglia funziona, l’affetto dei genitori per i figli è più sicuro di qualsiasi altro affetto.

Come i buoni genitori sono fonte di felicità per i figli, così i figli sono fonte di felicità per i genitori.

Per un genitore la sensazione di aver esternato una parte del proprio essere, di aver prolungato la propria esistenza oltre se stesso, oltre la morte, è un passo verso l’immortalità e fonte di grande gioia.



  1. Il lavoro



Il lavoro è fonte di felicità oppure di infelicità?

Un lavoro troppo faticoso oppure un eccesso di lavoro sono fonte di infelicità, ne abbiamo già parlato nella prima parte.

Al contrario, quando il lavoro è equilibrato è fonte di felicità.

Per una lunga serie di motivazioni, che si aggiungono al reddito necessario per vivere, il lavoro è fonte di felicità quando:

  • riempie molte ore della giornata liberandoci dalla noia
  • rende più piacevole e apprezzabile il tempo libero
  • offre opportunità di successo e di realizzazione personale
  • è un’occasione per accrescere la nostra reputazione
  • rappresenta uno sbocco per l’ambizione personale
  • ci consente di esercitare e migliorare un’abilità materiale o intellettuale
  • è un luogo di sfida, di lotta costruttiva, con noi stessi e con gli altri
  • diventa il luogo per dare vita alla propria idea imprenditoriale
  • il lavoro è palestra di fermezza di propositi e di obiettivi

Quando è guidato dal rispetto per noi stessi il lavoro è fonte di felicità.



  1. Interessi impersonali



Con interessi impersonali identifichiamo una serie di attività minori che ci aiutano a riempire la giornata, allontanano la noia e ci consentono di scaricare la tensione collegata alle preoccupazioni lavorative, familiari e finanziarie.

Interessi riposanti e rigeneranti che ci consentono di staccare, di allontanare dalla mente le preoccupazioni.

Guardare un film, praticare sport, fare una camminata, cucinare per passione, leggere un buon libro, suonare uno strumento, pescare sulla riva del fiume immersi nella natura. Sono infiniti gli interessi che possiamo coltivare.

Tutte queste attività, se scorrelate con il lavoro e con le preoccupazioni familiari e finanziarie, sono strumenti per la conquista della felicità.

Persino nelle vite più fortunate ci sono dei momenti in cui le cose non vanno come vorremmo.

In questi momenti la capacità di interessarci a qualcosa di esterno alla causa della nostra momentanea infelicità è una grande via d’uscita.

Nessuno di noi può sfuggire alle situazioni di dolore.
Il dolore è inevitabile, dobbiamo aspettarcelo e dobbiamo fare di tutto per minimizzarlo.

In queste situazioni gli interessi che abbiamo imparato a coltivare per tempo sono un aggancio potente per indirizzare il nostro pensiero altrove allontanandolo dalla situazione non desiderata.

I nostri interessi impersonali sono fonte di vitalità anche nei momenti più sfidanti.



  1. Sforzo e rassegnazione



La maggior parte delle persone non è ricca.

Tanti non nascono con un buon carattere.

Non abbiamo la certezza di essere in salute per sempre.

Non c’è garanzia sulla durata di un matrimonio felice.

Il lavoro non sempre ci soddisfa come vorremmo.

Sono tanti i motivi per cui dobbiamo conquistare la nostra felicità ogni giorno.
Sono tante la cause di infelicità che dobbiamo contrastare.

La felicità non è un dono, è una conquista, e richiede impegno e sforzo.

Fino a che punto vale la pena di sforzarci?
Quand'è che diventa saggio e salutare rassegnarci?
Combattività e rassegnazione come vanno dosate?

L’atteggiamento più saggio è quello di fare tutto quello che possiamo con quello che abbiamo a disposizione.

Andare oltre ci allontana dalla felicità.
Sprecare tempo ed energie per ciò che è inevitabile è un errore.
Sprecare tempo ed energie su piccole cose, insignificanti disguidi, piccoli contrattempi è sbagliato.

Andare su tutte le furie perché alle cinque del pomeriggio la tangenziale di Milano è intasata, è uno spreco di energie, è uno sforzo inutile, sarebbe più saggio rassegnarci.

Sforziamoci quando è importante lottare.
Rassegniamoci quando è saggio accettare l’inevitabile.

Per Bertrand Russell la conquista della felicità è un mix equilibrato di lotta determinata e saggia rassegnazione.



Conclusione


Secondo Russell la conquista della felicità è tutto sommato semplice.

Se le circostanze esterne non sono irrimediabilmente sfortunate la felicità è raggiungibile.

Chi vive obiettivamente, nutre affetti liberi e vasti interessi, si assicura la felicità mediante questi interessi e affetti e beneficia a sua volta dell’affetto di altre persone è felice.

La vita felice è in gran parte l’equivalente di una vita buona perché la capacità di nutrire un interesse sano e genuino per gli altri e di desiderarne la felicità è parte della propria felicità.

Una persona con queste caratteristiche diventa un cittadino dell’universo e gode dello spettacolo dell’esistenza libero dal pensiero della morte perché si sente unito con coloro che verranno dopo di lui.

È da questa profonda unione con la corrente della vita che raggiungiamo la massima gioia.



La mia opinione su La conquista della felicità


La conquista della felicità, di Bertrand Russell è un libro che risente a tratti della propria età.

Alcune immagini della società contemporanea offerte da Russell come esempi di infelicità o di felicità si riferiscono al 1930 e quindi sono distanti da quella che è la contemporaneità del lettore.

Russell non poteva prevedere e nemmeno comprendere alcuni aspetti di oggi che sono frutto di infelicità.

La situazione di totale alienazione e dipendenza dalla tecnologia e dai social che molte persone vivono nella nostra epoca era inimmaginabile al tempo in cui è stato scritto il libro.

Evoluzione tecnologica che introduce nuove sfide verso la conquista della felicità e che, allo stesso tempo, offre nuovi strumenti per raggiungerla.

La tecnologia, internet, i social, le community online forniscono oggi luoghi di aggregazione che ai tempi di Russell potevano essere raggiunti solo cambiando fisicamente il luogo di vita.

Oggi tutto è più vicino, tutto più a portata di mano, tutto più raggiungibile di quanto lo fosse nel 1930.

Insomma, svantaggi e vantaggi dell’epoca moderna.

È incredibile come, al netto dei profondi cambiamenti sociali connessi con l'evoluzione tecnologica inimmaginabile all'epoca in cui stato scritto il libro, la quasi totalità delle intuizioni e suggerimenti dell’autore siano tutt'oggi applicabili per la conquista della felicità e di una vita appagante.

Sono queste verità di fondo, tanto semplici quanto potenti, che mi hanno fatto apprezzare questo libro e mi hanno spinto a realizzare questo riassunto con la volontà di condurre altri ad apprezzare la proposta di Russell verso la conquista della felicità.


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